10 domande alla Dott.ssa Roberta Bruzzone
1)Psicologa, con specializzazione in scienze forensi, criminologa, consulente, esperta di ricerca e repertamento tracce sulla scena del crimine, esperta nelle tecniche di analisi, valutazione e diagnosi di abuso nei confronti di minori e nell’ambito della violenza sulle donne, docente e… tante specializzazioni e titoli di studio in questo campo. Cos’è che l’affascina della sua professione, un ambito di lavoro che di norma è considerato per “soli uomini”?
“La ricerca della verità è il motore principale che mi guida da sempre in questa delicata e complessa professione. Ritengo sul punto di potermi considerare una persona molto fortunata perché ho saputo trasformare la mia più grande passione nel lavoro che svolgo. La mia sete di conoscenza e verità in questo ambito è inesauribile e mi auguro mi accompagni sino alla fine dei miei giorni. Preciso che non credo affatto che la professione di criminologo investigativo sia per “soli uomini”, anzi ritengo sia una professione in cui molte donne hanno dimostrato di avere nettamente una marcia in più rispetto ai colleghi uomini, come nel mio caso”.
2)Lei è una donna di successo, affascinante, determinata, molto impegnata e con un curriculum di tutto rispetto. Ha dovuto fare importante rinunce o sacrificare la sfera affettiva e familiare per raggiungere certi livelli di competenza e di notorietà?
“Indubbiamente questa è una professione che per il resto della vita personale lascia solo le briciole. Gli impegni sono incalzanti, spesso hanno carattere di urgenza e comportano spostamenti continui. In questi anni ho avuto diversi collaboratori che dopo sei mesi insieme a me di questa vita “rocambolesca” hanno deciso di dedicarsi ad altro. La tensione è continua e occorre saper lavorare al meglio sotto pressione. In altre parole non è un lavoro per tutti. Occorre molto spirito di sacrificio, flessibilità e dinamismo. E poi bisogna considerare che questo lavoro comporta un rapporto diretto continuo con la sofferenza, con la frustrazione, con la violenza più feroce e con la morte. Ma ne vale sempre e comunque la pena. E se tornassi indietro sicuramente rifarei la stessa scelta, anche con il senno di poi”.
3)Quali sono stati i momenti più difficili della sua carriera e quelli invece più esaltanti?
“Per mia grande fortuna professionale sono stati molti di più i momenti positivi ma faccio fatica a stilare una classifica. Quelli negativi ci sono stati ma li ho superati tutti brillantemente e spesso hanno rappresentato delle importanti occasioni di crescita personale. Sono un’inguaribile ottimista e riesco a cogliere opportunità in ogni situazione. Diciamo che ogniqualvolta vedo riconosciuto il valore del lavoro mio e della mia squadra nell’accertamento della verità nelle vicende di cui ci siamo occupati è sicuramente un’emozione straordinaria”.
4)Il 25 novembre ricorre la giornata internazionale della violenza contro le donne, qual è la situazione oggi in Italia?
“Drammatica a dir poco. Circa 700 donne assassinate in Italia negli ultimi 5 anni da parte di partners o ex partners. Centinaia di migliaia di casi di violenza, maltrattamento, stalking e turpitudini varie. Un oceano di donne a rischio di vita e pochi strumenti realmente efficaci per proteggerle. E questo scenario non stupisce soprattutto se si considera che da oltre 10 anni l’Italia detiene il primato europeo per i delitti in famiglia e nella coppia. Insomma abbiamo ancora molto lavoro da fare per poter realmente affrontare questa strage a cielo aperto”.
5)I casi di stalking e di molestie sono in continuo aumento. Quali sono i consigli che darebbe ad una donna che subisce minacce e pressioni da un suo ex?
“Il primo passo fondamentale è rivolgersi ad un professionista (psicologo, avvocato, criminologo, etc.) per valutare attentamente la situazione ed attivare una serie di strumenti di protezione prima di fare qualunque altro passo. Io faccio parte di TELEFONO ROSA (www.telefonorosa.it) ed il nostro centro anti-violenza offre consulenze legali, psicologiche e criminologiche GRATUITE alle donne vittime di violenza. Un passo falso in queste situazioni può comportare conseguenze terribili. E’ molto importante per queste donne ricevere supporto il prima possibile. E poi naturalmente occorre denunciare. Sempre, ma con la consapevolezza che la querela è un punto di partenza di un percorso che sarà complesso e, ahimè, a volte anche molto lungo”.
6)Anche in Italia il fenomeno dei femminicidi è in crescita. Spesso si scopre che dietro l’omicidio di una donna c’è un ex marito, un compagno, un uomo che non ha accettato un suo rifiuto, un no! Quali sono i fattori o i “campanelli d’allarme” da considerare “a rischio” in un rapporto di coppia problematico?
“Gli uomini che usano violenza nei confronti della propria partner (e purtroppo in molti casi arrivano ad uccidere) sono generalmente uomini avvezzi a commettere atti violenti all’interno della coppia. Spesso questo genere di uomini si comporta in maniera violenta nei confronti della compagna come valvola di sfogo per tutta una serie di possibili eventi stressanti che lui sperimenta nella sua vita all’esterno della coppia. E allora un ottimo pretesto per comportarsi in maniera violenta e abusante può essere un problema sul lavoro, una crisi finanziaria o sociale o non aver trovato posto allo stadio per la partita della squadra del cuore. In sostanza sembra trattarsi, nella maggior parte dei casi, di uomini che hanno letteralmente perso il controllo sugli aspetti della loro vita esterna alla coppia. Per questi uomini il controllo totale della propria compagna rappresenta spesso l’ultimo baluardo nella loro misera esistenza per conservare un briciolo di autostima. È per questo che l’abbandono da parte di quest’ultima, reale o minacciato che sia, viene considerato semplicemente inac- cettabile per questi soggetti, ai quali non resta nulla a parte lo spietato controllo nei confronti della loro vittima prescelta. Non riescono ad abdicare dal ruolo di dominatori incontrastati della vita dell’altra, spesso disprezzata proprio per la passività che essi stessi hanno generato in anni di continue umiliazioni, vessazioni e percosse. E allora uccidono. In estrema sintesi questo è il ritratto che emerge dai tanti, troppi casi di femminicidio che giungono all’attenzione della cronaca giudiziaria: maschio, tra i 35 e i 45 anni, nella maggior parte dei casi l’assassino convive ancora con la vittima all’epoca dell’omicidio, ha un passato di violenze all’interno della coppia, tende a sviluppare una forte dipendenza emotiva nei confronti della partner e confonde tale vissuto con una forma d’amore “incondizionato” verso quest’ultima. In molti casi sembra trattarsi di soggetti con un disturbo borderline di personalità, contrassegnato da ambivalenza affettiva, rabbia esplosiva, tendenza alla manipolazione. Per questo genere di soggetti l’aumento dell’autostima dipende molto dal progressivo annullamento dell’autostima della loro vittima-partner. Il livello socio-economico di questi uomini è tendenzialmente medio-basso così come la sfera occupazionale, anche se questa problematica è presente in tutte le fasce socio-economiche; in molti casi l’autore di violenza ha alle spalle una famiglia d’origine problematica e tende ad agire da solo E’ anche di questo fenomeno che parlo nel mio ultimo libro (“Chi è l’assassino – diario di una criminologa, ed. Mondadori 2012) attraverso una serie di casi di femminicidio in cui ho lavorato direttamente in qualità di consulente tecnico”.
7)Tra i casi da lei trattati spiccano: l’omicidio di Simonetta Cesaroni, di Melania Rea, di Sarah Scazzi, di Barbara Cicioni, di Chiara Poggi e tanti altri. Quale tra questi è stato il più difficile da esaminare o quello più efferato da ricostruire?
“Si tratta di casi molto complessi che hanno comportato un grande lavoro di analisi, un grande impegno su tutti i fronti anche in sede di sopralluogo sulla scena del crimine. Ma ciascun caso ha rappresentato una fondamentale occasione di crescita personale e professionale. Ho sempre fatto del mio meglio e continuerò a farlo e sono felice che il mio contributo sia stato riconosciuto in sede sia investigativa che giudiziaria”.
8)Quali sono, a suo avviso, i provvedimenti legislativi che dovrebbero essere adottati per contrastare efficacemente il fenomeno della violenza contro le donne?
“Occorrono leggi più severe, certezza della pena, provvedimenti tempestivi e più risorse dedicate ai centri anti-violenza e alle strutture di accoglienza delle donne gravemente maltrattate ed in pericolo di vita. E poi servono centri specializzati nel trattamento del maltrattatore, dello stalker e di tutti coloro che mettono in atto comportamenti violenti nei confronti di vittime (sia adulte che minori). Il grosso problema è infatti anche la recidiva di questi soggetti che non cessano mai di essere pericolosi, anche dopo il carcere (quando ci restano….).
9)Lei ha dedicato una pagina del suo sito https://www.robertabruzzone.com/Table/Il-caso-Chico-Forti/ al caso di Chico Forti, dichiarando la sua innocenza. Può raccontarci come si è avvicinata alla storia del nostro concittadino trentino? Ci sono speranze di poter riaprire il processo permettendo alla sua famiglia ed ai tutti i suoi amici e sostenitori di poter riabbracciare il loro caro?
“Mi sono avvicinata al caso dopo aver letto un post pubblicato sul mio profilo facebook. Sino a quel momento avevo sentito parlare del caso molto marginalmente. Ho cominciato a documentarmi e poi sono entrata in contatto con la famiglia. A quel punto ho assunto l’incarico per riesaminare l’intero caso con l’obiettivo di elaborare un report tecnico in grado di essere utilizzato per ottenere la revisione del processo. Ci sono voluti due anni di lavoro durante i quali ho incontrato Chico 2 volte in carcere a Miami per definire fino allo spasimo ogni dettaglio ed ogni possibile sfumatura del caso. Oggi questo report è nelle mani del ministro degli esteri e finalmente il caso ha ottenuto l’attenzione istituzionale che meritava. Ma abbiamo ancora molto lavoro da fare. Stiamo facendo tutto il possibile (e anche di più) per tornare in aula e ridiscutere il caso e abbiamo dei sostenitori d’eccezione nella nostra battaglia, personaggi del calibro di Red Ronnie, Fiorello e ora anche Lorenzo Jovanotti, tanto per citarne alcuni. Ci sono ancora speranze”.
10)Potrebbe dare qualche consiglio alle donne che vorrebbero intraprendere la sua professione?
“Indubbiamente ritengo fondamentale una laurea specialistica in psicologia per iniziare il percorso di avvicinamento a questa professione. Poi occorre specializzarsi in criminalistica, scienze forensi e molto altro….E una strada molto lunga che vale la pena percorrere”.
a cura di Minella Chilà