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FB censura chi denuncia hate speech, Bruzzone: “Basta gruppi chiusi o sarà prateria di squilibrati”

Intervista del 19 gennaio 2017

FB censura chi denuncia hate speech, Bruzzone: “Basta gruppi chiusi o sarà prateria di squilibrati”

“È inaccettabile che una piattaforma globale con 28 mln di utenti solo in Italia, che dice a parole di voler combattere l’hate speech, usi poi la censura contro chi denuncia l’odio attraverso la pubblicazione di oscenità e violenza mentre non interviene nei confronti di chi lo mette in atto e se ne fa vanto”. Il presidente della Camera Laura Boldrini attacca Facebook dopo che una ragazza, Arianna Drago, le ha segnalato che era stato oscurato un suo post contro alcuni “gruppi chiusi” che insultano le donne e inneggiano allo stupro.
Intelligonews ha chiesto un parere in merito alla criminologa Roberta Bruzzone da sempre impegnata in difesa delle donne vittime di violenza ed amante dei social network, ma ad un patto…
Il caso di Arianna Drago per Laura Boldrini rappresenterebbe un paradosso? Si oscura la denuncia, non lo scandalo. E’ così?
“Credo sia giunto il momento di muoversi anche formalmente con Facebook perché credo che una piattaforma così importante, con ripercussioni sulla vita delle persone, non possa lasciarsi andare a disponibilità verso chi persegue obiettivi malevoli o spesso anche criminali. Bene ha fatto il presidente Boldrini a denunciare questo fatto e a porre il problema. I social media rischiano di diventare sempre di più una prateria sterminata di squilibrati”.
Il post sarebbe stato oscurato perché non avrebbe rispettato gli standard della comunità. Ma su quali standard dovrebbe reggersi la comunità?
“Ritengo vada evitata a monte la creazione di gruppi chiusi con finalità oscure. Chi vuole stare sui social media deve condividere le regole di convivenza sociale e non può creare gruppi accessibili soltanto a determinate persone in cui fare carne di porco di chi si vuole. Chi fa questo dovrebbe essere automaticamente eliminato dal sistema”.
Da criminologa, quanto può essere davvero pericolosa la diffusione via social di messaggi violenti? Quanto può agevolare ad esempio gli stupri?
“Posso dirle che negli ultimi cinque anni abbiamo assistito ad un incremento rilevante di casi di violenza sessuale e di stalking che poi hanno avuto modo di manifestarsi anche attraverso i social media. Un numero preciso non sono in grado di darlo, ma credo che si tratti di dati purtroppo alti e in continua crescita. Per questo dico che è necessario intervenire, non per censurare ma per rimuovere i lati oscuri del web”.