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Gloria Rosboch, Roberta Bruzzone: “Perché Gabriele ricorda i profili di serial killer internazionali”

Intervista del 22 febbraio 2016

Gloria Rosboch, Roberta Bruzzone: “Perché Gabriele ricorda i profili di serial killer internazionali”

“Il profilo criminologico di questo ragazzo mi ricorda quelli analoghi di serial killer internazionali che circuivano la loro vittime – sempre persone fragili -, prima derubandole, poi uccidendole”. Così Roberta Bruzzone, criminologa, traccia l’identikit di Gabriele De Filippi accusato dell’omicidio della ex prof Gloria Rosboch. Nella conversazione con Intelligonews svela un elemento finora inedito: “Non mi risulta che a livello di truffe, la Rosboch sia stata la prima”.

Da criminologa, che profilo traccerebbe di Gabriele De Filippi? 

«Descriverei una persona con problematiche molto importanti, non tali da inficiare la propria capacità criminale. In sostanza, una persona con caratteristiche personologiche decisamente inquietanti perché stando a quello che è emerso dalla vicenda Rosboch, testimonia una capacità criminale sconcertante, specialmente in considerazione della giovane età. Credo che sia stata veramente una grande fortuna sotto il profilo investigativo, l’averlo individuato nella vicenda Rosboch, perché temo che questo ragazzo avrebbe potuto continuare nella sua carriera omicidiaria e criminale».

Sta dicendo che potrebbero esserci connotazioni da seria killer?

«Secondo me sì. Diciamo che in base a quanto emerso e da quanto ricostruito e letto dalle cronache giornalistiche, ci sono elementi che mi riportano alla mente analoghi profili di serial killer internazionali, alcuni dei quali circuivano donne fragili con l’obiettivo di derubarle e poi di ucciderle. Quanto è successo nel caso Rosboch poteva, realisticamente, l’inizio di una serie di questo tipo».

Come valuta il rapporto con la professoressa? 

«Questo ragazzo ha attinto alla sua sfera di conoscenze tutte le potenziali vittime che, dunque, conosceva. La sua attività criminale potrebbe essere nata dentro quella cerchia di conoscenze con l’intento di cercare donne dal profilo molto fragile, deluse dalla vita e impaurite del futuro per una serie di circostanze alle quali prospettare un cambio radicale di vita, la prospettiva di un futuro migliorativo ma totalmente fasullo. Tuttavia una tipologia di scenari che di fronte a donne piuttosto fragili faceva presa e che in qualche modo rappresentava il sogno di una vita mai coronato. Aggiungo che non mi risulta che sia l’unica ad essere stata interessata dall’attività criminale del soggetto».

Cosa intende? A chi si riferisce? 

«Mi riferisco al piano delle truffe che avrebbe messo in atto. Parliamo di importi inferiori a quello della Rosboch ma potremmo dire che la prova generale già c’era stata».

Come legge il ruolo se c’è della mamma e come spiega il suo silenzio davanti agli inquirenti?

«Dalle mie parti si dice che gli alberi si riconoscono dai frutti; non mi pare ci sia molto da aggiungere a questa considerazione. Tra l’altro da quanto emerso finora dall’inchiesta, sembra che il ragazzo avesse ampiamente già dimostrato problematiche importanti anche dal punto di vista sessuale. Dunque, non mi pare fosse propriamente un figlio modello. In più, consideriamo che sempre da quanto emerso dall’inchiesta, questa donna avrebbe contattato la professoressa cercando di metterci una pezza sopra in relazione ai soldi ed è come se avesse in qualche modo coperto l’operato del figlio. Secondo me, potrebbero esserci gli estremi per l’ipotesi di concorso».

Cosa rischia De Filippi sul piano penale?

«Per me, questo è un reato da ergastolo».