MINDHUNTERS, “cacciatori di menti”
Articolo pubblicato sul II numero della rivista ALTEREGO – Aprile 2007
di Roberta Bruzzone, Psicologa e Criminologa, Presidente Accademia Internazionale di Scienze Forensi – www.accademiascienzeforensi.it
Dal profilo di “Jack lo Squartatore” ai moderni Criminal Profilers , i più famosi “cacciatori di menti” della storia.
Il Criminal profiling è una tecnica investigativa di supporto utilizzata per individuare il soggetto che ha compiuto un dato crimine sulla base della natura dell’atto criminale e del modo in cui è stato commesso. Molti aspetti della personalità di un dato criminale possono infatti essere desunti sulla base dei comportamenti e delle scelte adottate da parte del soggetto prima, durante e dopo il crimine. Queste informazioni, le cosiddette tracce comportamentali, unitamente a tutti gli elementi investigativi “convenzionali” raccolti sulla scena del crimine, possono contribuire in maniera significativa a delineare le principali caratteristiche di personalità di chi ha commesso il crimine su cui si sta investigando.
Il Criminal Profiling nella cultura popolare
Film di successo come “Il silenzio degli Innocenti”, “Mindhunter” o “Copycat” hanno senza dubbio segnato l’inizio del grande interesse popolare verso una “nuova” (apparentemente) e per molti versi controversa figura professionale, il profiler (o criminal profiler) appunto. Gli “psycho-detectives” protagonisti all’interno di questo genere di filmografia vengono spesso dipinti come esseri dalle capacità intuitive talmente spiccate da rasentare il soprannaturale se non addirittura il mistico in grado di condurre inevitabilmente all’arresto dell’assassino di turno. A ciò si sono uniti poi moltissimi romanzi di successo ( la coppia Kay Scarpetta&Benson Wesley di Patricia Cornwell detiene ancora oggi il record di vendite in libreria) e varie serie televisive che hanno riscosso un successo straordinario come Millennium, X-Files’ (con la strana coppia Fox Mulder&Dana Scully) fino alla più recente “Criminal Minds”, che mostra in azione un infallibile team di profilers della famosa Behavioral Science Unit dell’FBI alle prese con i peggiori criminali in azione sul suolo Americano e non solo.
Ma chi ha tracciato la strada per questi “eroi” moderni in grado di scrutare nell’abisso dell’animo umano fino ad “entrare nella mente” degli assassini? A chi si è ispirato il notissimo scrittore Thomas Harris per tratteggiare magistralmente il personaggio della bella e coraggiosa Clarisse Starling (Il Silenzio degli Innocenti) o di William Graham (Red Dragon e Mindhunter), in tutto e per tutto moderni discendenti dell’infallibile eroe letterario Sherlock Holmes?
Questa visione “romantica” del criminal profiler è stata però senza dubbio incoraggiata anche da tutta una serie di “indagatori della psiche” in carne ed ossa. Non possiamo certo dimenticare che proprio due dei fondatori dell’Unità di Scienze Comportamentali dell’FBI in uno dei loro primi articoli scientifici sull’argomento (Crimjinal Profiling from crime scene analysis, 1986) si paragonano proprio ad Hercule Poirot, celeberrimo eroe letterario creato dall’abile penna di Agata Christie, per capacità di risolvere un crimine attraverso la particolare abilità di decodificare gli indizi presenti sulla scena criminis dal punto di vista psicologico fino ad arrivare ad individuare le caratteristiche comportamentali del criminale e arrivare così al nome dell’assassino.
Il Medico legale Thomas Bond e il profilo di “Jack lo Squartatore”
La maggior parte degli esperti in materia concordano sul fatto che i primi passi documentati della tecnica che oggi definiamo “criminal profiling” sono stati mossi all’epoca degli omicidi di “Jack lo Squartatore” nella Londra del 1888, ed in particolare dopo l’ultimo orrendo delitto del serial killer londinese ai danni della prostituta venticinquenne Mary Kelly il 9 novembre dello stesso anno. Il medico legale della polizia londinese dell’epoca era appunto il Dr. Thomas Bond e toccò proprio a lui il delicato compito di esaminare il corpo straziato del ultima vittima di “Jack”. In una nota del 10 novembre all’interno del suo report autoptico sul corpo di Mary Kelly, Bond scrive quello che rappresenta di fatto ad oggi la prima testimonianza di un profilo deduttivo di un criminale. Egli così descrive le sue impressioni sull’offender dopo aver esaminato il corpo della sua ultima vittima:
“l’assassino deve essere un uomo di forza fisica non comune, audace e dotato di grande calma. Non c’è alcuna indicazione che abbia utilizzato un complice. Deve trattarsi, a mio avviso, di un uomo soggetto ad attacchi periodici di follia omicida ed erotica il tipo di mutilazioni indica che l’uomo potrebbe trovarsi nella condizione sessuale detta satiriasi. (….) l’assassino è probabilmente un uomo dall’aspetto inoffensivo, di mezz’età e vestito in modo sobrio e rispettabile. Penso che abbia l’abitudine di indossare un mantello o un soprabito; non sarebbe passato inosservato nelle strade se il sangue sulle sue mani o sui suoi vestiti fosse stato visibile. (…) probabilmente egli è anche un solitario o un eccentrico nelle sue abitudini; è inoltre un uomo senza un’occupazione regolare ma con una piccola rendita o una pensione. È possibile che viva tra persone rispettabili che hanno qualche nozione del suo carattere e delle sue abitudini e che possono avere motivi di sospettare che non sia del tutto sano di mente, almeno in certi momenti. (….).”
Bond nella sua descrizione del serial killer fa anche riferimento ad un’assenza di conoscenza in fatto di anatomia umana e si dice certo del fatto che ci sia proprio la mano di “Jack” dietro la serie di delitti di White Chapel. Purtroppo la vera identità di “Jack lo Squartatore” rimane ancora oggi avvolta nel mistero.
Il Dr. Jean Paul De River e il triplice omicidio di Inglewood
Questa volta siamo nel giugno del 1937 a Inglewood (Los Angeles), è un afoso sabato pomeriggio. Madeline e Melba Marie Everett di 6 e 9 anni decidono di andare a giocare al parco vicino casa con la loro amichetta Jeanette Stephens di 8 anni. Non torneranno mai più a casa. Solo due giorni più tardi infatti vengono ritrovati in una scarpata all’interno del parco i tre corpicini orrendamente mutilati. Il pronunciamento del medico legale incaricato di esaminare le vittime è agghiacciante: prima di morire strangolate le tre bimbe sono state violentate da parte del loro assassino. Inizia così una vera e propria caccia all’uomo che vede impegnate allo spasimo tutte le forze di polizia locali e tutta la cittadinanza. Purtroppo però, nonostante l’impegno, l’indagine arriva presto ad un punto morto. Dell’assassino delle tre bambine nessuna traccia. È a questo punto che le forze di polizia impegnate sul caso si rivolgono al Dr. De River, uno psichiatra con cui avevano già lavorato in passato su altri casi. Dopo aver esaminato le informazioni raccolte sulla scena del crimine e il report autoptico dei tre corpicini, ecco il tipo di persona che secondo il Dr. De River ha commesso questo orrendo crimine:
“Cercate un uomo, probabilmente tra i 20 e i 30 anni che possa già essere stato arrestato in passato per molestie a minori. È un sadico dalla curiosità morbosa. È molto meticoloso e probabilmente ora prova rimorso, come molti sadici che sono proni al masochismo dopo sono dell’ aver espresso sadismo. L’assassino può manifestare una vena di religiosità e persino essere portato alla preghiera. Inoltre si tratta di una persona che ama lo spettacolo e ha compiuto questo gesto non in seguito ad un impulso improvviso ma dopo averlo pianificato deliberatamente. Sono dell’opinione che sia riuscito a guadagnarsi in qualche modo la fiducia delle bambine. Credo che loro lo conoscessero e si fidassero di lui.”
Il profilo elaborato dal Dr. De River si è rivelato incredibilmente calzante e sembra essere stato di grande aiuto per l’identificazione di Albert Dyer, un assistente al passaggio pedonale di fronte alla scuola frequentata dalle tre giovani vittime. Una volta agli arresti Dyer rende una piena confessione di quanto aveva commesso e viene condannato a morte.
Walter C. Langer
Anche il Dr. Walter Langer, psichiatra e psicoanalista laureato ad Harvard, è sicuramente da considerare un pioniere in materia di criminal profiling. Nel 1943 il Dr. Langer era stato incaricato dall’OSS (Office of Strategic Services, poi divenuto CIA) di delineare il profilo psicologico e comportamentale di Adolf Hitler al fine di elaborare la migliore strategia possibile per arrivare a catturarlo ed interrogarlo poi. Il Dr. Langer per elaborare il suo profilo prese in considerazione tutti i discorsi, le interviste rilasciate, le testimonianze di chi ne aveva conoscenza diretta e gli scritti del Fuhrer, compreso il suo controverso libro “Mein Kampf” e la sua analisi culminò in un report di ben 135 pagine che prendeva in considerazione l’intera personalità del gerarca nazista. Grande spazio all’interno del report di Langer aveva la descrizione delle possibili reazioni del Fuhrer nei confronti della sconfitta della Germania nell’ambito della II guerra mondiale. L’analisi di Langer non conteneva solamente una grande quantità di informazioni interessanti in merito alle varie psicopatologie di cui Hitler era affetto ma aveva anche predetto correttamente il progressivo aumento dell’instabilità delle sue condizioni mentali di pari passo con le sconfitte che la Germania stava collezionando sul fronte bellico e ,soprattutto, che si sarebbe sicuramente suicidato piuttosto che lasciarsi catturare ancora in vita dal nemico.
James A. Brussel e il profilo di “Mad Bomber”
Tra il 1940 ed il 1956 con una pausa durata per buona parte della II guerra mondiale, un misterioso bombarolo seriale aveva collocato diverse dozzine di ordigni esplosivi “fai da te” in edifici pubblici, cinema, stazioni ferroviarie ed in varie sedi della Con Edison, l’azienda di erogazione elettrica di New York. La maggior parte di questi ordigni non esplose. Le bombe erano accompagnate da messaggi anonimi carichi d’odio nei confronti della Con Edison e confezionati attraverso lettere di giornale ritagliate ed incollate su un foglio bianco. Dopo svariati anni di indagini a vuoto sul cosiddetto “Mad Bomber” (così infatti venne ribattezzato dai media dell’epoca), gli inquirenti decidono di rivolgersi al Dr. James Brussel, uno psichiatra newyorkese Vicedirettore all’epoca dei Servizi di igiene Mentale dello Stato di New York. Al Dr. Brussel vengono forniti così tutti gli elementi investigativi raccolti sul bombarolo. L’analisi fornita dallo psichiatra conteneva i seguenti elementi sul tipo di soggetto da ricercare:
– Scapolo
– affetto da schizofrenia paranoie
– cattolico
– trai45ei55anni
– Statura media
– Originario dell’Europa orientale
– Vive con un fratello o una sorella in una città del Connecticut
– Odia suo padre
– Nutre rancore per la Con Edison
– Molto meticoloso
– Veste in maniera classica (abito con giacca doppiopetto) – abbottonata
A breve distanza dall’elaborazione del profilo tracciato da parte del Dr. Brussel, la Polizia di New York arriva finalmente all’individuazione dell’attentatore. Si tratta di George Metesky, un ex dipendente della Con Edison che aveva subito un incidente sul lavoro nel 1931 ed in seguito era stato licenziato e la cui richiesta di indennizzo per invalidità permanente era stata respinta. Metesky era un single di 54 anni che viveva con due sorelle più anziane in un paesino del Connecticut. Al momento dell’arresto indossava effettivamente un completo gessato con giacca doppiopetto completamente abbottonata. Il Dr. Brussel venne coinvolto come profiler anche in altri importanti crimini dell’epoca, compreso il caso dello Strangolatore di Boston che portò all’arresto di Albert De Salvo. All’epoca i media ribattezzarono il Dr. Brussel come lo “Sherlock Holmes del lettino” (Brussel era infatti uno psicanalista).
I primi “cacciatori di menti” dell’FBI: Howard Teten e Pat Mullany
Brussel, De River, Bond e Langer non erano criminologi ma medici (psichiatri in prevalenza) che solo occasionalmente affiancavano gli investigatori nel delicato compito di arrivare all’individuazione di un pericoloso criminale. È solo negli anni ’60 infatti che assistiamo alla nascita di un vero e proprio team di “Psycho-detectives” all’interno delle Forze dell’Ordine. Tale grande passo in avanti lo dobbiamo indiscutibilmente ad Howard Teten che, insieme a Pat Mullany, del criminal profiling investigativo detiene la paternità storica. Teten comincia la sua carriera nella Polizia di San Leandro in California come investigatore. Molto colpito dal testo scritto da Brussel sulla sua esperienza durante il caso “Mad Bomber”, nei primi anni sessanta Teten comincia a lavorare con il personale della facoltà di Criminologia dell’Università della California per mettere a punto un approccio più scientifico e sistematico al criminal profiling. Dopo aver lasciato la Polizia di San Leandro per diventare Special Agent FBI, insieme a Pat Mullany crea il primo programma di criminal profiling in seno alla Polizia Federale. Teten, che riceveva frequenti richieste di consulenza da parte delle Forze di Polizia di tutto il Paese, ben presto si costruisce la fama di essere in grado di fornire descrizioni di matrice psico-comportamentale decisamente dettagliate del possibile colpevole anche sulla base di informazioni investigative esigue.
John Douglas, Robert Ressler, Roy Hazelwood e Ken Lanning, la seconda generazione dei profilers FBI
Dopo Teten e Mullany, nel 1978 alla BSU (Behavioral Science Unit, FBI Training Academy) di Quantico approda una nuova generazione di Agenti Speciali che, attraverso il loro contributo, arrivano ad affinare e migliorare ulteriormente il lavoro iniziato dai loro “mitici” predecessori. Douglas, Ressler e Hazelwood,
insieme ad un’altra mezza dozzina di profilers, hanno costituito così la leggendaria squadra di “mindhunters” del Bureau che ha interrogato in carcere i più famigerati serial killer americani dell’epoca per tentare di gettare nuova luce su questa letale categoria di spietati predatori di esseri umani. In particolare Douglas e Ressler hanno avuto il grande merito di aver saputo portare la figura del criminal profiler all’attenzione dei media e quindi alla ribalta del grande pubblico. E principalmente a loro che si è ispirato infatti Thomas Harris per il suo più celebre romanzo “il silenzio degli innocenti”.
Richard Walter and Bob Keppel
Nel 1974 l’investigatore Robert Keppel impiega una nuova tecnica di criminal profiling per arrivare ad individuare due tra i più efferati serial killer attivi sul suolo americano all’epoca, ossia Ted Bundy e il cosiddetto “Green River Killer”. L’esperienza investigativa sul campo di Keppel unitamente alla competenza in materia di psicologia criminale del Dr. Richard Walter hanno dato luogo ad una nuova classificazione tipologica di questi predatori su base motivazionale di grande utilità ai fini investigativi.
David Canter e l’indagine sul “Railway Rapist”
Nel 1896 le forze di Poliza inglesi erano impegnate in una grande caccia all’uomo per trovare il cosiddetto “Railway Rapist” (letteralmente “lo stupratore della linea ferroviaria”) dopo il primo omicidio di una delle sue vittime. Fu proprio quando le indagini giunsero au un punto morto che venne chiamato in campo il Dottor David Canter, uno psicologo forense della Surrey University per tentare di tracciare il profilo dell’offender. Canter analizzò tutto il materiale disponibile sul caso e delineò il profilo del possibile aggressore. Il contributo di Canter, unitamente a tutta una serie di ulteriori indagini sul campo, portarono all’individuazione e alla condanna di John Duffy per i crimini del “Railway Rapist”. Ben 13 su 17 dei punti del profilo di Canter si erano rivelati decisamente accurati e molto vicini alle reali caratteristiche dell’assassino.
Kim Rossmo e il geographic profiling
Dopo 21 anni trascorsi nel Vancouver Police Department come Detective Inspector e un dottorato di ricerca in Criminologia alla Simon Fraser University, Kim Rossmo sviluppa il sistema di Geographic Profiling più accreditato a livello internazionale. Attraverso l’impiego di tale sofisticato sistema è possibile infatti risalire al luogo in cui dimora un dato soggetto (sconosciuto) che ha commesso una serie di crimini. Il principio cardine di questo sistema è apparentemente piuttosto semplice. Si parte infatti dalle coordinate geografiche dei luoghi (o crime locations) interessati dai crimini commessi da un dato soggetto per arrivare a definire il luogo in cui abita o lavora. A fare tutto il lavoro di analisi per arrivare all’arresto del criminale ci pensa infatti il software sviluppato da Rossmo (RIGEL). Questo sistema ha riscosso grande successo a livello internazionale ed è stato adottato ufficialmente da molte forze di polizia. Oggi Rossmo ha un incarico in qualità di Research Professor presso la Texas State University.
Riferimenti bibliografici
Brussel J., Casebook of a Crime Psychiatrist., Bernard Geis Associates, 1968, Classic
Keppel R., Walter R., “Profiling Killers: A Revised Classification Model for Understanding Sexual Murder”. FBI Bulletin, 1976
Schechter H., “Furia Omicida”, Sonzogno Editore 2005