Intervista del 17 maggio 2017
Archiviata morte Maurantonio, criminologa Bruzzone: “Perché sono d’accordo con i giudici”
Fu dovuta a una caduta accidentale, probabilmente causata da un malore, la morte di Domenico Maurantonio, lo studente padovano di 19 anni che il 10 maggio 2015 precipitò dal quinto piano dell’hotel dove alloggiava mentre era in gita scolastica a Milano per l’Expo. Lo ha stabilito il gip Paolo Guidi archiviando l’inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti, come richiesto dai pm Alberto Nobili e Giancarla Serafini. Una decisione che ha lasciato l’amaro in bocca ai genitori del ragazzo, i quali restano convinti che a provocare la morte del figlio siano stati i compagni di classe in seguito ad un assurdo gioco. Secondo i consulenti nominati dalla famiglia vi sarebbero infatti tracce evidenti che dimostrerebbero come Domenico sia stato tenuto per le gambe e lasciato a testa in giù prima di precipitare. Ma come detto le indagini della Procura sono andate in senso diametralmente opposto. Intelligonews ha chiesto un parere alla criminologa Roberta Bruzzone.
La convince la tesi della caduta accidentale causata da malore che ha portato all’archiviazione dell’inchiesta sulla morte di Domenico Maurantonio?
“Assolutamente sì, ho sempre espresso nella fase delle indagini peliminari le mie perplessità sull’ipotesi dell’omicidio. Non ho creduto neanche a quella del suicidio ritenendo molto più plausibile l’ipotesi dell’incidente dovuto ad una condotta rischiosa unito alla possibilità che sia intervenuto un malore”.
C’è però chi fa notare che il davanzale della finestra da cui è precipitato lo studente disti dal pavimento circa 1 metro e 10 e tenendo conto della statura del ragazzo a molti appare difficile che possa essere caduto accidentalmente.
“Non è un’altezza tale da rendere impossibile per un soggetto riuscire a collocarsi nella posizione assunta da Maurantonio prima di precipitare. Sono state fatte diverse verifiche. La famiglia con i suoi consulenti non è riuscita a dimostrare la presenza di un terzo soggetto in questo tipo di frangente. Al di là di quelle che possono essere apparenti perplessità, se si decide di andare verso ipotesi alternative all’incidente bisogna portare elementi concreti che qui però non ci sono. La presenza di un terzo soggetto al momento del decesso di Maurantonio non ha trovato alcun tipo di riscontro”.
I consulenti della famiglia però sostengono il contrario.
“La consulenza della famiglia non ha trovato riscontri dal punto di vista delle indagini. Le perizie degli inquirenti hanno smentito tesi alternative a quella dell’incidente”.
Quindi lei esclude senza ombra di dubbio l’ipotesi del gioco pericoloso messo in atto dai compagni di stanza e finito in tragedia con il povero studente tenuto sospeso per i piedi a testa in giù sul davanzale prima di precipitare?
“Alla luce dell’inchiesta, elementi che possano ricostruire questa dinamica non ce ne sono. Le inchieste si fanno su prove concrete, non sulle suggestioni. Qui non vi sono nemmeno gli indizi”.
Ma quindi nessun dubbio sul lavoro della Procura?
“Le indagini sono state approfondite: la famiglia ha nominato un’equipè di professionisti che hanno fatto le loro valutazioni sottoponendole all’attenzione degli inquirenti che le hanno vagliate. Questi sono poi arrivati alla conclusione che quanto sostenuto dai consulenti di parte non fosse riscontrabile con gli elementi emersi. Proprio il forte impulso da parte della famiglia sono convinta abbia portato la Procura ad approfondire le indagini, anche andando oltre gli standard previsti, seguendo tutte le piste possibili, arrivando però alla conclusione che nessun elemento concreto consentiva di accettare totalmente o in parte la ricostruzione inerente la presenza del terzo soggetto al momento del decesso. La realtà è che non si possono cercare i colpevoli ad ogni costo quando non ci sono”.