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Bruzzone sul caso Martucci: “Uccisa da un uomo, amiche non c’entrano”

Bruzzone sul caso Martucci: “Uccisa da un uomo, amiche non c’entrano”

„La criminologa ha fornito importanti rivelazioni sul caso della ragazza scomparsa misteriosamente nel 1999. Un’inchiesta già riaperta“

 

GALLIPOLI – Una pista nuova, mai battuta prima nelle ipotesi investigative, e l’attenzione da focalizzare verso un uomo che conosceva bene Roberta Martucci. In Procura sono già stati forniti elementi, riscontri e anche nome e cognome del presunto responsabile che non avrebbe solo determinato la scomparsa della giovane 28enne ugentina, ma che secondo la tesi della criminologa Roberta Bruzzone e della collega salentina, Isabel Martina, e del legale gallipolino Fabrizio Ferilli, avrebbe ucciso e occultato il corpo della ragazza. Al vaglio, oltre a diversi elementi, anche un fax inviato da Bari nel 2007 all’attenzione della procura e della madre Concetta con il quale i destinatari venivano “informati” della circostanza che Roberta non era più in vita e che per conoscere la verità bisognava chiedere informazioni dettagliate alle sue amiche. Secondo Roberta Bruzzone è emerso chiaramente che chi è stato “l’autore di quella comunicazione è anche il responsabile della scomparsa e dell’uccisione di Roberta Martucci”.

Una serie di depistaggi?

Uno degli ennesimi depistaggi messi in atto in questa vicenda che secondo l’equipe difensiva sono stati architettati dal vero responsabile che “per paura di essere scoperto” ha cercato, in ogni occasione in cui si intravedeva una svolta o una ipotesi di riapertura del caso, di intralciare le indagini e far spostare l’attenzione verso altri soggetti. “Anche l’impronta linguistica, e non solo il dna o le impronte digitali, possono identificare il responsabile di un delitto” ritengono con sicurezza le criminologhe impegnate anche in un altro caso di scomparsa mai chiarito nel Salento, quello di Mauro Romano. Secondo Roberta Bruzzone la vicenda sarebbe ora acclarata: “Roberta è stata uccisa da un uomo, le amiche non c’entrano nulla. E non si è trattato di un delitto a sfondo sessuale, quanto piuttosto legato ad aspetti personali o segreti e fatti conosciuti e inconfessabili”.

Sono le conclusioni del lungo lavoro di analisi e scrematura sui fascicoli d’inchiesta sui quali si sono concentrati i legali della famiglia Martucci e i consulenti di parte. Il fascicolo d’inchiesta sulla scomparsa di Roberta Martucci è già stato ufficialmente riaperto nel settembre del 2017, dopo l’accoglimento dell’istanza del pubblico ministero da parte del gip, Simona Panzera. Le indagini, coordinate sin dall’inizio dal pm  Elsa Valeria Mignone, erano state chiuse una prima volta nel 2001, riaperte poi nel 2005 e archiviate nuovamente nel 2015. Ora la procura ha deciso di riaprire il fascicolo proprio sulla base degli aspetti evidenziati dal team dei difensori. I quali hanno fornito elementi nuovi che fanno ben sperare in una svolta e in una conclusione dell’inchiesta e nella risoluzione della misteriosa scomparsa.

“Il fax mandato dall’assassino”

“Ci sono importanti novità sulla scomparsa di Roberta Martucci” annuncia la criminologa Roberta Bruzzone, “noi abbiamo fatto un lavoro di approfondimento su tutti gli atti prodotti negli anni dall’inchiesta e riteniamo di aver ben compreso cosa sia avvenuto a  Roberta e abbiamo intuito in maniera abbastanza solida quale sia la strada da seguire. Il risultato del nostro lavoro, ovviamente, è ora al vaglio della procura di Lecce visto che  il caso è stato riaperto e noi abbiamo la massima fiducia e il massimo rispetto nel lavoro dei magistrati. Posso dire che alcuni passaggi che sono nell’inchiesta e che sono nei fascicoli ci hanno colpito in maniera profonda. Tra questi oltre ad una serie di  elementi che insieme al legale abbiamo posto alle valutazioni della procura, c’è un fax  presumibilmente anonimo, ma che per noi anonimo non è, perche abbiamo ben chiaro quanto purtroppo sia drammaticamente accaduto, e siamo certi che a mandare quel documento alla procura di Lecce e all’attenzione della famiglia, non possa che essere stato l’assassino di Roberta Martucci”.

“Un soggetto vicino a Roberta”

“Perché per noi è evidente” incalza con il solito piglio carismatico la Bruzzone, “che è stata messa in atto da subito una attività di depistaggio molto forte e costante nel tempo. Messa in atto da un soggetto molto vicino a Roberta che di lei conosceva tutto, compresi gli aspetti legati alla sua vita personale e lavorativa. Noi riteniamo oggi, dopo due anni di lavoro di analisi e scrematura delle piste investigative, di escludere con estrema certezza il coinvolgimento delle due amiche di Roberta nel presunto allontanamento e nell’omicidio della ragazza. Le due amiche in questi anni sono state secondo noi ingiustamente tirate e in ballo e su di loro si è puntato il dito in maniera del tutto fuori luogo. Riteniamo” conclude la criminologa, “di avere elementi che le scagionano in maniera assoluta e solida e crediamo che le stesse siano state purtroppo usate in maniera  subdola e mirata  per depistare le indagini da parte del vero assassino. Oggi possiamo svelare chi non è stato ad uccidere Roberta Martucci, ovvero le sue due amiche Rori e Rita, che è da rimarcare che sono fuori dall’inchiesta e secondo noi sono del tutto estranee ai fatti legati alla scomparsa misteriosa di Roberta”.

Far cadere le colpe su altri?

Il presunto responsabile della scomparsa di Roberta è una persona che non si è fatta mai notare. Magari già sentita dagli inquirenti, ma finora mai entrato nei faldoni dell’inchiesta. Un uomo legato da rapporti personali con la ragazza. Roberta secondo l’ipotesi investigativa, rimarcata dall’equipe della criminologa Roberta Bruzzone e dal legale della famiglia, Fabrizio Ferilli (incaricato dopo l’abbandono dell’avvocato Carlo Grasso) non si sarebbe allontanata volontariamente, e non sarebbe mai arrivata a Gallipoli dopo essere partita dalla sua residenza di Torre San Giovanni quel 20 agosto del 1999.

La ragazza secondo l’excursus reso principalmente da Roberta Bruzzone sarebbe stata uccisa e il suo corpo occultato o “distrutto” da un uomo, che sarebbe poi stato aiutato nella fase di depistaggio (tra biglietti anonimi e il ritrovamento sospetto quattro giorni dopo la scomparsa della Fiat Uno nelle vicinanze della casa delle amiche a Gallipoli, in via Genova) per far ricadere la colpa principalmente su altri soggetti, prime tra tutte le sue amiche con le quale si sarebbe dovuta incontrare quella sera di fine estate. Le importanti rivelazioni del legale e della criminologa Roberta Bruzzone sul caso Martucci sono state rese in un incontro  di questo pomeriggio organizzato nell’ambito del festival del giornalismo locale Figilo. In sala presente anche la sorella della giovane scomparsa, Lorella Martucci.

Fonte: lecceprima.it