Cerca
Close this search box.

Domenico Diele, per Bruzzone: “A rischio suicidario. C’è tipo e tipo di tossicodipendenza”

Intervista del 26 giugno 2017

Domenico Diele, per Bruzzone: “A rischio suicidario. C’è tipo e tipo di tossicodipendenza”

Rischia fino a 16 anni di carcere Domenico Diele, l’attore che ha investito con la propria auto una donna che viaggiava a bordo di uno scooter provocandone la morte. Diele non soltanto sarebbe risultato positivo ai test anti droga che avrebbero appurato il consumo di stupefacenti prima di mettersi al volante, ma cosa ben più grave pare guidasse senza la patente che gli era stata ritirata a causa proprio del consumo di droga. Ora quello che molti si chiedono è se il suo essere “eroinomane” come da lui stesso ammesso, possa valere come attenuante al processo oppure no, e se dato che la sua carriera artistica è irrimediabilmente distrutta possa tentare il suicidio in carcere. Intelligonews lo ha chiesto alla criminologa Roberta Bruzzone.  

 
“Sono un eroinomane, ma non sono un assassino”. Diele si sarebbe difeso così dopo l’arresto per omicidio stradale. E’ una strategia precisa quella di ammettere i problemi di droga?
“Non saprei dirle se si tratta o meno di una strategia. Posso dirle però che in base a ciò che ho letto diventa davvero difficile non considerarlo un assassino, fermo restando che ovviamente poi dovranno essere i magistrati ad accertare fino in fondo le sue responsabilità. Il fatto che abbia subito una sanzione amministrativa per essere stato trovato alla guida dell’auto sotto effetto di stupefacenti e che ora si sia rimesso alla guida dell’auto nonostante il ritiro della patente e comunque in condizioni psicofisiche alterate a mio giudizio lo fa ritenere comunque un assassino. Questa persona si è messa al volante sapendo di non poterlo fare ed essendo a mio giudizio probabilmente cosciente delle sue condizioni psicofisiche e della possibilità di poter far del male a se stesso e agli altri come poi avvenuto”.
Stando alle nuove norme sull’omicidio stradale potrebbe rischiare fino a 16 anni proprio in virtù dell’aggravante di aver guidato l’auto nonostante il ritiro della patente. Quali strade potrebbe tentare ora la difesa per ottenere possibili sconti di pena?
“Credo che non ci siano molti margini di manovra, la sentenza più probabile è proprio il massimo della pena al di là di riti abbreviati e altro. Anche perché stando alla nuova normativa sull’omicidio stradale, questo caso sembra proprio configurare il reato nella sua assoluta gravità e con le aggravanti previste”.

Il fatto che dal suo profilo emerga una storia di droga e una condizione di tossicodipendenza potrebbe costituire in sede di processo un’aggravante o un’attenuante?
Qui bisogna distinguere il livello di tossicodipendenza e stabilire se è cronico o abituale. Qualora fosse cronico si renderebbero necessarie una serie di valutazioni che non sono invece previste per la tossicodipendenza abituale in cui a mio giudizio rientra il caso in questione”.

Su che basi può stabilirlo?

“Sul fatto che quest’uomo conduceva una vita privata e professionale che non ha le caratteristiche della cronicità che ad ogni modo deve essere diagnostica attraverso apposite perizie. Se fosse diagnosticata la cronicità allora i giudici in fase di giudizio ne dovranno tenere conto e questo potrebbe comportare riduzioni della pena: ma se come io ritengo qui non c’è una tossicodipendenza cronica  ma soltanto abituale, allora in questo caso verrebbe a costituire un’ aggravante e non un’ attenuante”.

Diele avrebbe chiesto perdono ai familiari della vittima. Secondo lei è sincero? E’ realmente pentito? Oppure si tratta di un gesto rituale?
“Non ho idea di quanto possa essere pentito un soggetto che pur in presenza di un provvedimento interdittivo continua a guidare l’auto ignorando il pericolo che potrebbe cagionare agli altri. Che sia pentito adesso ne prendo atto, ma non è che cambi molto la situazione o possa servire a qualcosa. Poi per carità, ognuno è padrone della propria coscienza”.

Considerando che dopo questo fatto la sua carriera artistica è di fatto distrutta e potrebbe aggiungersi a questo anche il rimorso per una vita spezzata, c’è il rischio che possa tentare il suicido?
“Questo tipo di soggetto va sicuramente tenuto sotto controllo. Per un soggetto del genere si sta infatti concretizzando il peggiore degli incubi, quello di perdere tutto, carriera, successo, soldi e trascorrere molti anni in carcere. Il rischio suicidario quindi lo considererei molto alto”.

Vede legami con la personalità di Marco Prato: in fondo entrambi frequentavano lo stesso mondo quello dello spettacolo ed entrambi facevano uso di droghe. Anche in Diele potrebbe emergere il desiderio di uscire al più presto dall’incubo dettando i tempi e i modi di questa uscita?
“Francamente non vedo paragoni fra Prato e Diele, sono vicende molto diverse e quella di Prato era molto particolare, quindi mi asterrei dal fare paragoni. Premesso ciò, mi sembra evidente come Diele vada tenuto sotto stretta osservazione e come debba essere svolto su di lui un esame psicologico approfondito che sappia cogliere ogni singolo aspetto della sua personalità, compreso il livello del rischio suicidario”.