Intervista del 05 giugno 2017
Piazza San Carlo, Bruzzone chiara: “Consideriamo Torino come una sorta di esperimento”
Il Procuratore di Torino Armando Spataro ha dichiarato che in merito a quanto avvenuto sabato sera in Piazza San Carlo non ci sarebbero al momento né persone indagate né ipotesi di reato da contestare. Da quanto è trapelato però gli inquirenti avrebbero rintracciato e interrogato i due ragazzi che avrebbero simulato l’attentato dicendo di essere terroristi dell’Isis e scatenando il panico fra la folla. Intelligonews ha chiesto un commento alla criminologa Roberta Bruzzone che un’idea sullo svolgimento dei fatti e sulle imputazioni che potrebbero essere contestate ai due qualora fossero accertate effettive responsabilità, sembra avera già abbastanza chiara.
Cosa è successo davvero a Torino sabato sera?
“Sulla base di quello che sembrerebbe essere emerso stando ai resoconti giornalistici, a scatenare la reazione della folla e a provocare gli oltre 1500 feriti sarebbe stato l’atto di un ragazzo che in maniera del tutto inconcepibile si sarebbe messo al centro della piazza urlando di essere un terrorista e facendo esplodere, non si sa se prima o dopo, un petardo. Questo evento avrebbe scatenato il panico fra le migliaia di persone presenti in una piazza per altro chiusa, senza grandi vie di fuga. Pare che i due ragazzi, che avrebbero simulato l’attentato, siano stati già individuati ed interrogati. E avrebbero ammesso di aver compiuto questa bravata andata ben oltre le loro reali intenzioni. Se le accuse fossero confermate e davvero uno dei due si fosse messo ad urlare in mezzo alla piazza di essere un kamikaze, ciò denoterebbe nella migliore delle ipotesi un grado di stupidità e di superficialità criminale. Se esistesse il reato di stupidità meriterebbe l’ergastolo”.
Il reato di stupidità nel codice penale non c’è, quindi a cosa andrebbe incontro questa persona qualora emergessero responsabilità a suo carico?
“Sicuramente andrebbe perseguito per procurato allarme, ma astrattamente anche per le lesioni che hanno subito le persone a causa del suo folle gesto. Poi ovviamente deciderà il magistrato ma la sua posizione non mi sembra del tutto blanda. I profili di interesse penale ci sono e anche gravi. Il procurato allarme ha innescato una reazione a corto circuito con le persone impaurite che si sono messe a scappare causando poi anche il ferimento di oltre 1500 persone, alcune delle quali in gravi condizioni”.
Addirittura si potrebbe ipotizzare anche una qualche forma di omicidio nel caso alcuni dei feriti non riuscissero a sopravvivere?
“Ci sono tre feriti molto gravi, in condizioni critiche come conseguenza del procurato allarme. Quindi ritengo che astrattamente qualora emergessero responsabilità, questa o queste persone dovranno rispondere in sede penale e civile dei danni fisici cagionati a quanti nel tentativo di fuga hanno subito lesioni”.
Oggi basta lo scoppio di un petardo per scatenare il panico. Ma come si può davvero riconoscere un attentato vero e proprio da una simulazione, o da un falso allarme?
“Purtroppo la distinzione non è così banale in contesti di questo tipo, considerando che sempre più spesso assistiamo in giro ad attentati messi in atto con le forme più impensabili e imprevedibili. Come si fa a distinguere se si tratta di un attentato vero o del gesto sconsiderato di un cretino? Questo genere di situazioni sono destinate a degenerare perché non c’è il tempo di riflettere, la paura è destinata a prendere il sopravvento sulla ragione, è inevitabile. C’è una psicosi collettiva che porta a meccanismi difficili da controllare. Consideriamo Torino come una sorta di esperimento sui generis. Fortunatamente si è trattato del gesto di un imbecille ma se in quella piazza ci fosse stato un vero attentatore non avrebbe faticato molto a fare una strage. Questo dovrebbe farci riflettere”.