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Stupri, per Bruzzone: ”Non di più, ma brutali. Roma e Catania? Due predatori diversi”

Intervista del 19 settembre 2017

Stupri, per Bruzzone: ”Non di più, ma brutali. Roma e Catania? Due predatori diversi”

Una vicenda dai contorni terribili ha scosso la città di Roma nella giornata di ieri. Ha spiegato di essere stata picchiata, rapinata e violentata la 57enne tedesca trovata nel cuore di Villa Borghese nuda, legata ad un palo e con un fazzoletto nella bocca. A ritrovare la donna in stato di choc, da sei mesi in Italia e senza fissa dimora, e a liberarla è stato un tassista romano, che si è fermato, l’ha slegata e chiamato la polizia. La donna è stata poi portata in ospedale dove i medici, si legge, avrebbero riscontrato i segni di una violenza sessuale. E poi stamane la notizia dello stupro di una dottoressa di turno alla guardia medica a Catania. C’è un aumento di violenza in Italia? Che scenario è quello dei fatti di Villa Borghese? Queste e altre domande IntelligoNews le ha rivolte alla criminologa Roberta Bruzzone.

Che idea si è fatta dello stupro di Villa Borghese?
”Una vicenda veramente sconvolgente, perché chiaramente anche la vittima è un soggetto molto fragile e quindi la cosa si fa ulteriormente drammatica. E andrà interrogata con grande attenzione, perché a quanto è emerso, e vedremo se i dati verranno confermati, si potrebbe trattare di una donna con problematiche anche di natura mentale e di interesse psichiatrico. Speriamo che possa fornire sufficienti elementi per individuare l’autore di questa brutale aggressione, che peraltro non si è limitato solo a violentarla e a rapinarla, ma ha voluto proprio incrementare in maniera terribile la dose di violenza, legandola a questo palo completamente denudata. Quindi aggiungendo ulteriore aggravamento alla violenza subita”.

A che personaggio può far pensare una scena del genere?
”Francamente credo si tratti di un predatore locale, ovvero di un soggetto che si muove all’interno di questi ambienti, perché l’ha legata lì e lì è rimasta per molto tempo in quella condizione, ragion per cui l’aggressore sapeva realisticamente che non sarebbe stata notata subito. E così le è stato impedito di chiedere aiuto nell’immediatezza dei fatti. Parliamo di un soggetto che sicuramente conosce la zona, la quale per lui probabilmente è non solo territorio ‘di caccia’ ma anche di vita”.

Assistiamo a molti casi di violenza in sequenza: c’è il rischio di un ‘effetto emulazione’?
”No non c’è un rischio effetto emulazione, perché questo tipo di reati albergano chiaramente in una psiche malata di questo tipo di soggetti; si parla di contesti che non risentono di effetto emulativo, ma che purtroppo sono alimentati da spinte abnormi presenti in questo tipo di soggetti. Ed ecco l’elemento che li rende anche particolarmente rischiosi, perché quando un soggetto del genere la fa franca viene immediatamente proiettato nel selezionare la prossima vittima”.

Si assiste secondo lei ad un aumento dei casi di stupro, oppure siamo nei numeri?
”Non credo possiamo parlare significativamente di un aumento vero e proprio; la brutalità di queste aggressioni ha fatto sì che venisse dato loro un maggior impatto mediatico. Questo tipo di eventi accadono e sono sempre accaduti, e più o meno si attestano all’interno di numeri abbastanza simili anno dopo anno. E che sono numeri sempre piuttosto elevati”.

Che differenza c’è fra lo scenario di Villa Borghese e quello di Catania?
”Chiaramente nello stupro di Villa Borghese lo stupratore ha selezionato una vittima con delle caratteristiche di particolare fragilità, fisica e psichica, e immagino la figura di un ragazzo giovane, probabilmente socialmente inadeguato e che vive ai margini della società. Per quanto riguarda Catania, mi pare di capire che il predatore abbia agito con determinazione maggiore: stuprare una dottoressa, una donna che si trova all’interno di una struttura con un ruolo ben determinato, mi fa pensare ad una tipologia di predatore del tutto diversa da quella di Villa Borghese”.