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Morfina a neonato, Roberta Bruzzone: “Infermiera e madre modello? Non mi stupisce”

Intervista del 04 agosto 2017

Morfina a neonato, Roberta Bruzzone: “Infermiera e madre modello? Non mi stupisce”

 Un neonato è morto per arresto respiratorio a Verona dopo che un’infermiera le avrebbe somministrato della morfina per farlo stare tranquillo. La donna, in servizio da circa vent’anni, è madre di tre figli ed è stata descritta dai colleghi come un’operatrice competente, seria e soprattutto amante dei bambini. Il suo legale l’ha difesa sostenendo che avrebbe agito in quel modo per salvare il bimbo da una sintomatologia molto grave che pare presentasse in quel momento. Saranno ovviamente i magistrati ad accertare le eventuali responsabilità in carico alla donna. Intanto il caso sta avendo una forte rilevanza mediatica. Intelligonews ha chiesto un commento alla criminologa Roberta Bruzzone.

L’infermiera è madre di tre figli e viene descritta dai colleghi come una professionista molto competente e soprattutto cauta nelle decisioni. Possibile che una così possa aver somministrato morfina ad un neonato? 
“Il fatto che questa donna avesse una vita familiare e professionale priva di ombre e che apparisse come una lavoratrice impeccabile non significa nulla, dal momento che la storia criminologica internazionale è piena di psicopatici che risultavano persone assolutamente perbene e dall’immagine immacolata, prima che emergesse la loro natura reale. Ovviamente adesso ci sarà un’indagine che dovrà accertare se ci sono state davvero responsabilità per la morte del neonato in capo all’infermiera. Se è vero che ha somministrato della morfina ad un bimbo così piccolo, soltanto perché fastidioso o rognoso come l’avrebbe definito lei stando ai racconti dei testimoni, saremmo di fronte ad un indole davvero spaventosa che mi porta ad escludere che possa essersi trattato di un caso unico. Stando alle risultanze investigative parrebbe ormai certo che abbia somministrato la morfina al bambino, e ritengo improbabile che questa possa essere stata la prima volta”.
Ma la somministrazione di morfina non dovrebbe sottostare a delle regole: negli ospedali non dovrebbe essere maneggiata soltanto da medici anestesisti e tenuta rigorosamente sotto chiave?
“Ogni ospedale ha in genere regolamenti molto rigidi per ciò che riguarda l’accesso a farmaci particolari e pericolosi come appunto la morfina. Bisognerà ora capire come l’ospedale in questione ha regolamento l’accesso al farmaco. Ma va considerato anche che per mandare in overdose un bimbo così piccolo bastano pochissime quantità di morfina che possono essere procurate senza particolari autorizzazioni, e la cui sottrazione potrebbe passare inosservata. Anche questo è un altro aspetto che la magistratura dovrà chiarire”.
Fermo restando che le accuse dovranno essere dimostrate, ritiene dunque possibile che questa infermiera possa avere un potenziale profilo criminale? 
“Assolutamente sì, se quello che abbiamo appreso sarà confermato potremmo trovarci all’inizio di uno scenario molto più ampio. Ed è quello che gli inquirenti, mi pare di capire, sospettino. Ora però andranno fatte delle verifiche accurate, anche se non sarà certo facile fare accertamenti su bambini così piccoli che potrebbero essere stati trattati dalla donna con le stesse modalità. Come detto ritengo però altamente improbabile, sulla base di precedenti esperienze analoghe, che possa essersi trattato di un caso unico, mai messo in atto in precedenza. Ma lasciamo lavorare la magistratura”.