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Vasto, uccide chi investì la moglie. Bruzzone: “Trauma devastante. Ipotesi infermità temporanea”

Intervista del 02 febbraio 2017

Vasto, uccide chi investì la moglie. Bruzzone: “Trauma devastante. Ipotesi infermità temporanea”

I drammatici fatti di Vasto stanno avendo un’eco enorme sui media e nell’opinione pubblica. Alla luce di quanto emerge dalla cronaca in molti si pongono alcuni interrogativi: si può impazzire di dolore? Cosa rischia ora l’uomo che ha ucciso la persona che investì la moglie, che poi morì? IntelligoNews ha fatto queste domande alla criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone.

Che idea si è fatta di questa storia?
”Quest’uomo ha subito un trauma devastante. La perdita della moglie in una circostanza del genere è un qualcosa che in qualche modo sospende le capacità di giudizio abituali di un soggetto; qui siamo sicuramente di fronte ad una persona in piena elaborazione del lutto, destabilizzata in maniera molto profonda per la perdita di un punto di riferimento fondamentale. E poi il fatto di aver letto come provocatori alcuni atteggiamenti da parte dell’altra persona: che lo siano stati o meno poco importa, perché è il vissuto di quest’uomo ad essere al centro dello scenario, il fatto forse di aver pensato che ‘se nessuno provvedeva’. Agonia e sofferenza continue possono portare, in alcuni casi, a decisioni terribili come questa”.

In molti si chiedono: si può impazzire di dolore?
”Sì, e questo credo sia il caso. Ritengo che ci siano gli estremi per una valutazione psichiatrica fondata. Una persona, in queste circostanze, sicuramente può perdere i confini di sé stesso e quelli del bene e del male, e dinanzi al timore di una risposta blanda delle istituzioni il percorso del lutto può generare situazioni di questa portata, la trasformazione in giustizieri: io leggo questo gesto come conseguenza di un’angoscia, di un trauma che evidentemente non è stato superato con gli strumenti consoni. La percezione di non aver ricevuto ancora nessuna giustizia è stata letta, probabilmente, come un tradimento da parte del sistema e purtroppo le cose sono andate come abbiamo visto”.

Cosa rischia ora?
”Ovviamente dipende. Personalmente, fossi nel collegio difensivo, punterei molto sulle circostanze in cui è maturato il gesto, fino a portare ad una diminuzione della capacità di intendere e di volere, e maggiormente su quella di intendere, visto che in quel momento la capacità di discernimento è totalmente compromessa. C’è, secondo me, lo spazio per un’ipotesi di infermità temporanea completa”.