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13enne di Melito violentata, Bruzzone: “Se madre omertosa le va tolta, per un messaggio a tutte…”

Intervista del 13 settembre 2016

13enne di Melito violentata, Bruzzone: “Se madre omertosa le va tolta, per un messaggio a tutte…”

“La vicenda di Melito Porto Salvo è sintomatica di un costume tipicamente italiano, sarebbe sbagliato confinarla al Sud. Se le accuse contro la madre saranno confermate credo sia il caso di allontanarla dalla figlia”.
Ne è convinta la criminologa Roberta Bruzzone che ad Intelligonews parla della triste vicenda avvenuta in provincia di Reggio Calabria. Protagonista  una ragazzina 16enne che ha denunciato di essere stata ripetutamente stuprata da un branco di otto ragazzi da quando aveva 13 anni fra il silenzio e l’omertà, non soltanto del paese, ma addirittura della madre che avrebbe taciuto per paura del giudizio negativo della gente.
Dottoressa Bruzzone, che idea si è fatta di questo caso?
“Che siamo tornati indietro di 70 anni come minimo. Qui alla vittima non è stato neanche concesso il diritto di andare ad un processo, ci si è fermati prima. Ancora una volta sul banco degli imputati ci è finita la vittima costretta a tacere e non gli aggressori, protetti dall’omertà generale. La cosa ancora più grave sta nel fatto che a non proteggere la vittima, secondo quanto accertato dagli inquirenti, sarebbero state in primo luogo le persone a lei più care, la madre su tutte. Questo è aberrante”.
La scoperta è avvenuta proprio perché la ragazza in un tema avrebbe denunciato il comportamento della madre e il suo non voler denunciare i presunti abusi. Ma come è possibile che il giudizio degli altri possa contare più del bene di una figlia?
“Questa purtroppo è una mentalità molto diffusa in tutta Italia, sarebbe sbagliato confinarla al Sud o far passare il messaggio sbagliato che l’omertà sia una consuetudine tipicamente meridionale. I casi di violenze sessuali in Italia sono purtroppo molto diffusi al nord, come al sud e al centro, così come è ben radicata la cultura dell’omertà che porta sempre più spesso a confondere i ruoli. Non sono gli aguzzini a doversi difendere ma la vittima, che diventa l’accusata numero uno nei casi di stupro”.
Ma come sradicare questo sistema?
“Non servono strumenti particolari, servirebbe cambiare mentalità, visto che questo è un approccio tipicamente culturale. Ma cambiare mentalità non è semplice. Si tratta di una cultura radicata e consolidata che non è assolutamente facile sradicare. Da questo punto di vista sono molto pessimista”.
Tornando al caso specifico è opportuno che la vittima resti in casa con la madre?
“Fermo restando che la vicenda è tutta da chiarire e che non si possono ancora dare giudizi certi, se le accuse degli inquirenti saranno confermate e quindi sarà accertato il comportamento omertoso della madre, credo che sia opportuno allontanare la ragazza da quel contesto familiare a lei chiaramente ostile. Per il suo bene innanzitutto, ma anche per lanciare un messaggio a tutte le altre madri che dovessero trovarsi di fronte a situazioni simili”