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Yara, Bruzzone: “Come rispondo a chi dubita della prova del Dna. Carcere luogo più sicuro per Bossetti”

Intervista del 04 luglio 2016

Yara, Bruzzone: “Come rispondo a chi dubita della prova del Dna. Carcere luogo più sicuro per Bossetti”

“Chi mette in discussione la prova del Dna non ha la benché minima preparazione in ambito genetico-forense, se ne facciano una ragione… la linea della Corte è chiara: quel Dna appartiene a Bossetti ed è una prova schiacciante, insuperabile. Poi ci sono due pronunciamenti della Cassazione…”. Non ha dubbi Roberta Bruzzone, criminologa, che nell’intervista con Intelligonews analizza i punti centrali che hanno portato alla condanna di Bossetti all’ergastolo nel processo di primo grado per il delitto di Yara Gambirasio.
Perché attorno alla prova del Dna che è un accertamento scientifico, si è creato un movimento di opinione – specie sui media – che tende a metterne in discussione l’attendibilità? 
“La discussione su questo tipo di argomentazioni, non a caso, arriva da soggetti che non hanno la benché minima preparazione in ambito genetico-forense. Finché a mettere in discussione la prova del Dna sono soggetti che, con rispetto della loro professione, non hanno mai avuto modo di fare un’estrazione, tanto meno una comparazione di un profilo genetico resta quello che è, cioè un’argomentazione priva di ogni fondamento. Qui c’è stato un processo, 44 udienze, il Dna è stato dibattuto in tutti i suoi molteplici aspetti, alla presenza della difesa e dei consulenti della difesa; mi pare di capire che la determinazione della Corte sia molto chiara: quel Dna appartiene a Bossetti ed è una prova schiacciante, insuperabile. La Cassazione, durante la fase delle indagini preliminari si è espressa ben due volte sulla validità di questo elemento di prova; secondo me ormai la partita è chiusa definitivamente, al di là di quelli che saranno gli altri gradi di giudizio. Chi sostiene tesi pseudo-innocentiste se ne facesse una ragione: non è così”.
Bossetti ha detto che non possono toglierli i figli, ma adesso nonostante la decadenza della patria potestà, potrà continuare a vederli oppure no? 
“La pena accessoria per una condanna come quella inflitta a Bossetti è il decadimento della potestà genitoriale: che gli piaccia o meno, la legge sul punto parla chiaro. Al momento, legalmente lui non ha più alcun tipo di ruolo nei confronti dei figli; il che non significa che non li vedrà: dipende dalla moglie. A questo punto, lei diventa l’unica titolata ad esercitare la funzione genitoriale”.
Il lungo capitolo del processo: chiuso il primo grado, la difesa pare punterà su nuovi accertamenti scientifici. Potrebbe essere ripetuto l’esame del Dna? 
“Hanno già ampiamente utilizzato queste argomentazioni che sono state discusse e affrontate in ogni possibile manifestazione durante il processo di primo grado. Che alla luce di questo, riescano a ottenere una rinnovazione sul Dna in Appello, francamente mi sento di escluderlo. Vedremo come va a finire, ma alla luce di come è andato questo processo che, probabilmente, a livello mediatico ci è stato raccontato in maniera un po’ falsata, perché in realtà – e mi baso su riferimenti di persone che l’hanno seguito udienza per udienza – la questione del dibattimento è stata molto chiara sotto tutti gli aspetti; quindi che ora ci sia spazio in appello per rinnovare l’istruttoria dibattimentale su alcuni argomenti, mi sembra molto, molto difficile”.
In carcere c’è un codice non scritto per chi finisce in cella con l’accusa di reati contro i minori. Secondo lei quanto rischia Bossetti? Ci sarà bisogno di misure di tutela particolari?
“Bossetti non rischia in maniera particolare, è già in carcere da due anni e anche se in una sezione protetta dell’istituto penitenziario, continuerà a essere un detenuto su cui ci sarà una particolare attenzione, quindi non credo che possa correre realistici rischi. Abbiamo anche assistito durante questi due anni, tra indagini preliminari e processo, in qualche modo ad annunci di volontà suicidarie ma mi pare di capire che sia ben lontano dal voler mettere in campo questo tipo di propositi. Al momento, quindi non penso che il carcere rappresenti per lui un rischio, anzi forse è uno dei luoghi più sicuri dove possa stare”.